Oggi ho sollecitato, non avendo avuto risposta alla mia prima richiesta, l’avvio della verifica sul possesso dei requisiti di legge della Cardiochirurgia dell’Università di Catanzaro, inviando una seconda nuova lettera a Riccardo Fatarella, dg del dipartimento della Regione Calabria per la tutela della salute.
di Dalila NESCI
Era il 30 giugno scorso quando avevo mandato una prima lettera a Fatarella in cui chiedevo l’invio dell’organo proposto ai controlli di legge, perché, secondo la commissione ministeriale Serra-Riccio e per quanto denunciato da Attilio Renzulli, l’ex primario, nel reparto manca la terapia intensiva dedicata, benché obbligatoria e indispensabile, dati i rischi conseguenti alle operazioni.
Sono certa che il direttore generale Fatarella porrà fine all’irresponsabilità di una politica miope e servile, che non ha mostrato riguardo per la salute dei pazienti, unico obiettivo da perseguire.
Secondo alcuni consiglieri comunali catanzaresi per legge regionale costituiscono un centro cardiochirurgico integrato Università e Sant’Anna Hospital, presso cui c’è la terapia intensiva dedicata. Un paziente, dunque, dovrebbe essere operato nel reparto universitario e poi caricato su un treno sterile che passi sotto la montagna e fermi direttamente nel Sant’Anna. Tesi bislacche di inizio luglio!
Non solo. Siccome poi non c’è mai fine al peggio, anche l’attuale direttore della Cardiochirurgia universitaria, Pasquale Mastroroberto, ha dichiarato che i pazienti operati vengono assistiti in terapia intensiva durante il loro decorso, accusandomi – come se non bastasse – di confondere ammalati e famiglie e di aumentare l’emigrazione sanitaria.
Il punto è uno e uno soltanto: o lì la terapia intensiva dedicata esiste, oppure non c’è. Se esiste, siamo tutti tranquilli. Se non c’è, occorreranno i provvedimenti conseguenti, a garanzia del diritto alla salute.