Le aziende sanitarie pagano ingiustamente sei milioni di euro in più per il consumo del gas. Soldi pubblici buttati e che si potrebbero risparmiare.
di Dalila NESCI
Le aziende della sanità calabrese pagano montagne di soldi in più per il consumo di gas. Ecco perché ho interrogato i ministri dell’Economia e della Salute, chiedendo verifiche urgenti rispetto alla fornitura del gas naturale alle aziende sanitarie pubbliche, calabresi e delle altre regioni italiane.
Fino al 2014, infatti, le aziende sanitarie pagavano il gas ai fornitori tenendo con l’accisa “ad uso civile”. A luglio di quell’anno, però, le cose sono cambiate e per le aziende sanitarie l’accisa da calcolare è passata “ad uso industriale”, cosa che abbassa di gran lunga il costo complessivo del gas (di circa il 25%).
Peccato però che diverse amministrazioni non hanno ancora provveduto a tale modifica dell’accisa. Parliamo di un risparmio per le aziende della sanità calabrese di almeno 6 milioni di euro, secondo i nostri calcoli.
In una regione sottoposta ingiustamente a piano di rientro dal disavanzo sanitario, è inammissibile spendere capitali in più per la fornitura del gas nelle strutture ospedaliere e negli altri luoghi della sanità. Questa cifra è quasi un decimo del disavanzo sanitario stimato nel tavolo di verifica dello scorso luglio. Poi ci vendono che mancano i fondi per i servizi essenziali ai cittadini, i quali subiscono la chiusura dei reparti addirittura per crepe e cedimenti, come nel caso dell’ospedale di Vibo Valentia.
Ancora una volta il Movimento 5 stelle dimostra di essere fondamentale con la sua proposta e denuncia incessante. Ci auguriamo che la struttura commissariale, la Regione Calabria e le aziende della sanità ascoltino il nostro ennesimo suggerimento di sostanza, intervenendo nell’immediato per risolvere il problema specifico.