Giuseppe Barilaro, sindaco di Acquaro (Vibo Valentia), mi ha raccomandato tramite stampa di tacere sul gravissimo inquinamento delle acque dell’invaso dell’Alaco.
di Dalila NESCI
Ne prendo atto. Fatto sta che è lui, non io, ad essere indagato nell’inchiesta ‘Acqua sporca’, appunto sul potenziale avvelenamento di un terzo dei calabresi tramite l’acqua dell’invaso Alaco.
Di punto in bianco, dunque, il sindaco di Acquaro mi esorta con vecchio codice a tacere, a non intervenire, a non esercitare la mia attività di parlamentare sul territorio vibonese. E francamente non comprendo le ragioni di questo suo fastidio per l’attenzione che, per dovere di mandato, rivolgo alla mia terra.
Come se non bastasse, Barilaro mi accusa di presenzialismo sui media, volutamente ignorando che non partecipo mai a dibattiti salottieri o a parate ipocrite e che parlo quando bisogna spezzare il silenzio. I parlamentari, Barillaro lo sa bene, devono parlare più di tutti. Se necessario, poi, devono anche urlare, metaforicamente o realmente. Mi fanno pensare le affermazioni generiche del sindaco di Acquaro e il livore verso la mia persona, soprattutto perché si tratta di un tentativo di delegittimazione che arriva da un giovane, che dovrebbe essere autonomo da strutture di potere e dovrebbe esprimersi nel merito, su fatti e circostanze.
Spero che il sindaco di Acquaro convenga sulla necessità di parola, tanto cara a don Peppe Diana, che non taceva per amore del suo popolo. Mi auguro vivamente che faccia lo stesso il sindaco Barilaro.