A quale atto ufficiale sia riferibile la certificazione del debito sanitario della regione Calabria e a quanto lo stesso ammonti alla data odierna.
di Dalila NESCI
È questo ciò che ho chiesto oggi in un’interrogazione rivolta ai ministri dell’Economia e della Salute, in quanto “ad oggi non abbiamo dati precisi dal revisore dei conti Kpmg, nonostante finora abbia ricevuto circa 3 milioni all’anno”.
Ma non è tutto. In questa vicenda infatti ci sono due aspetti ancora più gravi, cioè il fatto che Kpmg non abbia visto il buco di mezzo miliardo all’Asp di Reggio Calabria e che, ciononostante, continui a occuparsi dei conti della sanità calabrese, pure col sostegno di nuovi consulenti pagati a peso d’oro, uno addirittura 600 euro al giorno.
Nei mesi scorsi, peraltro, fu proprio il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, a riferire che la Calabria stava rientrando dal debito, tanto che da Roma fu stato autorizzato lo sblocco parziale del turnover.
La verità è che le cifre di questo debito sono volutamente nascoste e Kpmg continua a ‘mangiare’, anche con anomali rinnovi contrattuali di favore. I calabresi stanno vedendo tagli continui negli ospedali, ai quali corrispondono benefici inammissibili per amici di partito. Si è creato un pericoloso circuito di potere e denaro, che crea danni ai cittadini, cui è consegnata una sanità sempre più monca e dunque da terzo mondo.
In questa lordura – perché di questo si tratta – le istituzioni continuano a tacere, senza alcuna vergogna.
Porterò ai ministri dell’Economia e della Salute tutte le segnalazioni inviatemi da imprenditori che avanzano soldi dalle aziende sanitarie calabresi, i quali sono arrivati al fallimento per causa dei buchi, delle omissioni e delle mancanze del sistema.