Preg.mi Dg dell’Asp vibonese, Commissario per il rientro e Governatore della Calabria,
secondo quanto denunciato dal Consiglio dell’Ordine dei Medici della Provincia di Vibo Valentia nella persona del suo presidente, dott. Antonino Maglia, si sarebbe sul punto di voler chiudere diverse postazioni di continuità assistenziale – c.d. «guardie mediche» – presenti sul territorio vibonese, lasciandone soltanto una ventina.
È evidente come una scelta del genere possa comportare danni, se si considerano anche le risapute carenze, di mezzi e di personale, delle strutture sanitarie e ospedaliere dell’Azienda sanitaria vibonese, riassunte in altre mie, già sottoposte alla Loro attenzione.
Purtroppo nessuna delle mie note, contenenti specifiche richieste in seguito a ispezioni parlamentari, non ha mai ricevuto una Loro risposta.
Vi sarebbe altro detrimento, dalla chiusura delle postazioni di continuità assistenziale sanitaria, giacché il servizio ha un ruolo essenziale. Secondo quanto denunciato dal dott. Maglia, infatti, «la ventilata chiusura determinerebbe disservizi, disagi e precarietà nella assistenza ai pazienti con grave ricaduta non soltanto in termini di offerte di salute ma anche nell’ingolfare i presidi ospedalieri anch’essi provati in questa Asp dalla scarsità di risorse professionali».
È dunque opportuna una seria valutazione sul futuro delle postazioni di continuità assistenziale sanitaria, magari anche convocando direttamente le parti in causa e il Consiglio dell’Ordine dei Medici, di modo da trovare una soluzione condivisa, in linea con l’articolo 32 della Costituzione, illegittimamente subordinato al «pareggio di bilancio», introdotto con la modificazione, immediata e silenziosa, degli articoli 81 e 97.
Fiduciosa in un positivo, prossimo riscontro, ribadendo la personale collaborazione istituzionale porgo i migliori saluti.
Roma, 7 maggio 2015
Dalila Nesci
Deputato, M5S