Il decreto sulla rete ospedaliera è frutto di una programmazione sanitaria di tipo virtuale e, prima di tutto, di una grande truffa. L’ho detto a gran voce, oggi, alla manifestazione civica per la difesa dell’ospedale di Tropea e al consiglio comunale sull’assetto della sanità a Vibo Valentia.
di Dalila NESCI
La Calabria non doveva essere sottoposta a piano di rientro dal disavanzo sanitario. Noi abbiamo avuto meno soldi, pur avendo più malati cronici delle altre regioni. Dal ’99 a oggi abbiamo ricevuto 1 miliardo e 700 milioni in meno dallo Stato.
Inoltre il X rapporto sanità, presentato nell’ottobre 2014, certifica che le Regioni sottoposte a rientro hanno raggiunto l’obiettivo dell’equilibrio di bilancio. Ciò significa che i commissariamenti e i piani di rientro sono stati mantenuti per clientele, affarismo politico e sfruttamento delle regioni con maggiore emigrazione sanitaria, come la Calabria.
È dunque imperdonabile tutto quanto il governo nazionale ci ha riservato. Non sono stati garantiti i Livelli essenziali d’assistenza, che sono incostituzionali come il pareggio di bilancio, ma sono stati assicurati buoni affari, finanziamenti milionari senza fondamento giuridico e consulenze agli amici.
Per noi è fondamentale recuperare quel miliardo e settecento milioni che lo Stato ci deve, per assumere personale e potenziare l’esistente. Da tanto insistiamo per l’attivazione di una Stroke Unit di secondo livello a Vibo Valentia. Per quanto concerne Tropea, va restituita funzionalità e dignità all’ospedale, perché per il nuovo ospedale vibonese servirà ancora tempo.
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