Non ci sorprende affatto che i vertici del Pd confondano la realtà vera con quella virtuale.
Sulla discussa nomina di Scuglia a segretario generale della Città metropolitana di Reggio Calabria, abbiamo sollevato un problema di inopportunità.
La stampa ufficiale aveva riportato la notizia dell’incarico, aggiungendo che il destinatario Scuglia è imputato per bancarotta fraudolenta.
Lo affermo in risposta a un appunto Twitter del segretario del Pd calabrese, Ernesto Magorno, di «vicinanza» e «grande abbraccio da tutti i democratici calabresi» al sindaco reggino Falcomatà «per il vergognoso gesto firmato M5s».
L’uscita di Magorno dimostra che nel Pd vivono spesso nel mondo virtuale, non tutti, al punto da deformare i fatti per non ammettere, nello specifico, l’abbaglio politico di Falcomatà.
Questi, dopo il nostro ammonimento pubblico, è tornato indietro rispetto alla nomina in questione, punto.
Se Magorno si scandalizza per la foto che abbiamo utilizzato sui social, che ritrae Falcomatà con un occhio nero, questo è un problema suo.
La satira, specie se metaforica, non è censurabile.
Nessuno dei 5stelle ha colpito realmente Falcomatà o gli ha promesso un pugno in faccia.
Come al solito, quando il potere viene scoperto, inganna l’opinione pubblica allo scopo di far dimenticare i fatti e alimentare polemiche sul nulla.
Sarebbe molto più onesto riconoscere gli errori e non commetterli più.
Da qui il mio invito a ripudiare tutti, al di là delle diverse bandiere, quella cultura riassunta dal vecchio motto «il duce ha sempre ragione».