La direzione generale dell’Asp di Reggio Calabria è il nuovo, grosso problema di cui mi sono occupata stamani, con una segnalazione a Raffaele Cantone, presidente dell’Anticorruzione, e alle procure ordinaria e della Corte dei conti.
di Dalila NESCI
La giunta regionale Oliverio ha nominato tre viceprefetti al vertice dell’Asp di Reggio Calabria, che lì sono a mezzo servizio. Il D. Lgs. 229/’99, art. 3-bis, comma 8, prevede, invece, che il rapporto di lavoro debba essere esclusivo.
Non è possibile che nell’Asp più disastrata d’Italia la direzione generale sia a mezzo servizio, atteso che, come detto, direttore generale e commissario aziendale svolgono le stesse funzioni, come ha chiarito la stessa Autorità nazionale anticorruzione (Anac), a seguito della segnalazione della nomina di Santo Gioffrè al vertice dell’Asp di Reggio Calabria. Non ci sono Santi Gioffrè, appunto.
Eppure il 17 novembre avevo formalmente chiesto a Oliverio di rimediare, ma il governatore si è reso sordo ancora una volta, nonostante il caso Gioffrè, scoppiato proprio all’Asp di Reggio Calabria dopo la denuncia M5s.
Il 4 dicembre avevo chiesto al commissario alla sanità, Massimo Scura, di esercitare il potere di revoca, previsto dalla delibera di nomina governativa del 12 marzo scorso. Niente, anche Scura ha fatto orecchio da mercante. A questo punto non mi è rimasto altro che segnalare il caso a Cantone e alla magistratura.
Poi nessuno dica che non sapeva, che ci sono i poteri forti, gli eroi, Cappuccetto rosso, i panettoni e i mostri. L’Asp di Reggio Calabria continua a essere terra di nessuno, nonostante la storia dei 400 milioni usciti senza lasciare tracce.