Roma, Camera dei Deputati, 6 maggio 2014. In Aula, ieri ho denunciato l’assurda richiesta di 4 milioni di risarcimento verso Giuseppe Toscano, Paolo Catanoso e Noemi Evoli, tre attivisti “No Coke”, da parte di Sei, società che vorrebbe costruire una centrale a carbone a Saline Joniche (Reggio Calabria). I tre attivisti sono sotto accusa (in sede civile) per i loro comunicati stampa e le loro vignette satiriche.
TESTO DELL’INTERVENTO
Signor Presidente, colleghi Deputati,
vorrei che nell’Aula della Camera riflettessimo su quanto la Calabria sia schiacciata dalla violenza del potere: politico, mafioso oppure economico. Il potere impone il silenzio perché teme la libertà di opinione e perfino di satira.
Di recente la società Sei spa ha citato davanti al tribunale civile di Reggio Calabria i cittadini Giuseppe Toscano, Paolo Catanoso e Noemi Evoli, impegnati nella battaglia civile contro la centrale a carbone di Saline Ioniche, in provincia di Reggio Calabria.
La società Sei ha chiesto un risarcimento di 4 milioni di euro, ma dobbiamo chiederci i motivi.
I tre attivisti hanno soltanto difeso il territorio da un’opera imposta dall’alto; governo compreso.
Insieme ad altri cittadini, Toscano, Catanoso ed Evoli hanno inviato comunicati stampa e in rete hanno diffuso vignette che dicono della foga di costruire quella centrale; inutile, dannosa e indesiderata.
Il messaggio sottostante è sempre il solito: colpirne uno per colpirne altri cento, calpestare la dialettica democratica e spaventare i comuni mortali.
In una società che si dica moderna, queste azioni sono una prova di muscoli. Lo scopo è sfidare nei palazzi di giustizia le popolazioni in disaccordo.
Il più forte, ricordo, ha mezzi più potenti. Il tentativo, dunque, è di piegare il più debole, di convincerlo che resistere non conviene.
A questo punto Sei spa faccia causa anche a noi parlamentari 5Stelle, che abbiamo interrogato il governo sulla centrale a carbone di Saline Ioniche.
Il terrore è un istituto che usa pure la mafia; istituto che la politica deve sempre condannare e combattere, soprattutto in parlamento.