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Ministro Musumeci, che delusione (video).

Questa mattina ho partecipato alla presentazione del Rapporto SVIMEZ 2024, presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma. Incredibilmente, il Ministro Musumeci, durante il suo intervento, ha affermato che: il “Mezzogiorno difficilmente vuol cambiare” . E che nel Sud: “la materia prima, cioè la risorsa umana, per un fatto antropologico, per un limite culturale non ritiene di dover sposare la sfida dell’impresa”. E aggiunge “noi lavoriamo in una terra dove il fatalismo, la rassegnazione e la riluttanza verso la formazione, verso l’aggiornamento, dove il familismo esasperato, dove l’individualismo, certo non contribuiscono ad un processo di svolta e di crescita”.

Praticamente il Ministro è rimasto alle tesi Lombrosiane ed alimenta anche la fake news secondo cui il #Sud, nel tempo, abbia già ricevuto troppi soldi.

NON SONO D’ACCORDO con le affermazioni del Ministro Musumeci. Tutte le sue affermazioni sono porzioni di verità che non potranno mai essere la vera storia culturale, sociologica ed economica del Sud. Anzi sono proprio queste convinzioni fallaci che alimentano le pulsioni secessionistiche e nordiste della Lega di #Calderoli. Le condizioni di arretratezza del Sud non sono la “somma” di stereotipi e narrazioni distorte sulle politiche pubbliche. Se è vero che il familismo amorale ha caratterizzato le comunità contadine, questo non è ascrivibile al solo Mezzogiorno d’Italia ma fa parte di molte esperienze che hanno attraversato la storia di altre comunità rurali dell’Europa Meridionale, del Mediterraneo e del Medio Oriente. Si potrebbe poi obiettare al Ministro, che non è il familismo di per sé a creare arretratezza, ma è stata l’arretratezza culturale e la povertà a rafforzare le dinamiche familistiche come risposta alla mancanza di fiducia nello Stato o nell’autorità in genere. Insomma, teorizzare in maniera semplicistica sulle condizioni attuali del Mezzogiorno, non è accettabile; significa colpevolizzare il popolo meridionale e avallare le tesi anti-solidaristiche che effettivamente (ahinoi) hanno trovato vittoria politica e culturale nella riforma dell’autonomia differenziata (L.86/2024).

Alla perdurante carenza di infrastrutture, materiali ed immateriali, bisogna aggiungere: la scarsità di risorse (ad es. pensiamo ai criteri di riparto per la sanità alle regioni del Sud), una debolezza delle leadership locali colpite dallo scarso ricambio generazionale e dallo spopolamento dei territori, una rappresentanza politica governativa sempre sottodimensionata rispetto al successo elettorale dei partiti di maggioranza che via via si impongono a livello nazionale.

Delusa dal nostro Ministro che, oltre a rappresentare la Nazione ed il Sud, dovrebbe conoscere bene i temi della questione meridionale e avrebbe il dovere di veicolare messaggi istituzionali corretti.

La verità è che, ad oggi, uno dei nostri problemi principali rimane quello della rappresentanza politica: inadeguata e ininfluente, nemica del Sud. La propaganda fa ancora molta presa nell’opinione pubblica e viene utilizzata spudoratamente da tutte le forze politiche per le speculazioni elettorali.

Fin quando i partiti non torneranno a selezionare e formare la propria classe politica, saremo sempre mal rappresentati e le economie dei nostri territori arretreranno sempre di più.

Anche il Prof. Pietro Massimo Busetta dice la sua a riguardo, leggi:

Sei preziosa, non subire più violenze (video)

La violenza ha tante forme. Non subirne alcuna. Chiedi aiuto al numero antiviolenza e antistalking 1522: un numero verde, sempre attivo, per accogliere le richieste d’aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking.

Pubblico questo video, molto efficace, che riprende pure un mio intervento del 2013 alla Camera dei Deputati, realizzato dal laboratorio di cinematografia e critica cinematografica A.A. 2015 – 2016 del Docente Professore Luca Caricato dell’ Università della Basilicata.

Il pacco al Sud, la propaganda e la Legge Calderoli

Il giornalista Pasquale Motta, dopo un bel po’ di tempo si è deciso ad invitarmi nella trasmissione che conduce su Tele Mia (canale 76), “Il fatto in Tv” ed ho accettato volentieri.

E’ apprezzabile che ci siano trasmissioni televisive ed emittenti locali che vogliano approfondire i temi dell’autonomia differenziata e della Legge Calderoli, da poco approvata in Parlamento. Abbiamo discusso anche di attualità politica e prospettive politiche future.

A questo link, invece, potete vedere la puntata integrale del 19 novembre 2024 –> https://youtu.be/AHVeMCccQ38?si=OygSGsmjEz6RFCm3

SUD: la rana è già bollita? Ne ho parlato a Palermo

La rana è il nostro Sud e rischia di essere “bollito” nel pentolone Calderoli. Ne ho parlato a Palermo, nell’auditorium del suggestivo Palazzo Branciforte, nell’ambito della presentazione de “La rana bollita” (Rubbettino editore), il nuovo libro di Pietro Massimo Busetta.
L’incontro è stato ospitato dalla Fondazione Sicilia, organizzato dal Centro Studi “Giuseppe La Loggia” in collaborazione con la Settimana delle Culture e l’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Palermo.

Insieme all’On. Enrico La Loggia ed altri illustri relatori ci siamo confrontato sui contenuti del libro di Busetta e sull’attualità. Ho parlato di Sud e motivato la mia contrarietà alla Legge sull’autonomia differenziata (L.86/2024) che il Governo Meloni e tutta la maggioranza di centro destra hanno di recente approvato in Parlamento. Potete ascoltarmi qui https://www.instagram.com/reel/DCtvSlfMS9k/?igsh=Zjc3cWo3dmozZGZ6 oppure qui al minuto 1:11:32 https://www.facebook.com/share/v/1BBmJyxPSV/?mibextid=KsPBc6

Le falle della Legge Calderoli che vuole spaccare l’Italia

Ecco che iniziano ad emergere le prime falle della Legge Calderoli (L. 86/2024) sull’autonomia differenziata.

Il comunicato stampa diramato oggi dalla Corte Costituzionale merita già molta attenzione, in attesa del deposito della sentenza. Emergono con chiarezza queste parole chiave: unità della Repubblica, solidarietà tra le regioni, rispondenza ai bisogni dei cittadini.

Intanto, chiarisce subito che la Costituzione attribuisce forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni (art.116, terzo comma) in base a principi cardine che hanno a che fare con la forma Repubblicana del nostro Stato: ovvero “i principi dell’unità della Repubblica, della solidarietà tra le regioni, dell’eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini, dell’equilibrio di bilancio”.

Ribadisce che non si distribuiscono funzioni legislative ed amministrative per rispondere ad esigenze di ripartizione dei poteri da parte del sistema politico, bensì “in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione”. Infatti, la Corte Costituzionale sottolinea che è il “principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni”.

Ecco i punti focali della nota stampa della Consulta.

La Corte, nell’esaminare i ricorsi delle Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e
Campania, le difese del Presidente del Consiglio dei ministri e gli atti di intervento
ad opponendum delle Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto, ha ravvisato
l’incostituzionalità dei seguenti profili della legge:

  • la possibilità che l’intesa tra lo Stato e la regione e la successiva legge di
    differenziazione trasferiscano materie o ambiti di materie, laddove la Corte
    ritiene che la devoluzione debba riguardare specifiche funzioni legislative e
    amministrative e debba essere giustificata, in relazione alla singola regione, alla
    luce del richiamato principio di sussidiarietà;
  • il conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei livelli
    essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (LEP) priva di
    idonei criteri direttivi, con la conseguenza che la decisione sostanziale viene
    rimessa nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del
    Parlamento;
  • la previsione che sia un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri
    (dPCm) a determinare l’aggiornamento dei LEP;
  • il ricorso alla procedura prevista dalla legge n. 197 del 2022 (legge di bilancio
    per il 2023) per la determinazione dei LEP con dPCm, sino all’entrata in
    vigore dei decreti legislativi previsti dalla stessa legge per definire i LEP;
  • la possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della
    compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le
    funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e
    l’andamento dello stesso gettito; in base a tale previsione, potrebbero essere
    premiate proprio le regioni inefficienti, che – dopo aver ottenuto dallo Stato
    le risorse finalizzate all’esercizio delle funzioni trasferite – non sono in grado
    di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni;
  • la facoltatività, piuttosto che la doverosità, per le regioni destinatarie della
    devoluzione, del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, con conseguente
    indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica;
  • l’estensione della legge n. 86 del 2024, e dunque dell’art. 116, terzo comma,
    Cost. alle regioni a statuto speciale, che invece, per ottenere maggiori forme
    di autonomia, possono ricorrere alle procedure previste dai loro statuti
    speciali.

La Corte ha interpretato in modo costituzionalmente orientato altre previsioni della
legge:

  • l’iniziativa legislativa relativa alla legge di differenziazione non va intesa come
    riservata unicamente al Governo;
  • la legge di differenziazione non è di mera approvazione dell’intesa (“prendere
    o lasciare”) ma implica il potere di emendamento delle Camere; in tal caso
    l’intesa potrà essere eventualmente rinegoziata;
  • la limitazione della necessità di predeterminare i LEP ad alcune materie
    (distinzione tra “materie LEP” e “materie-no LEP”) va intesa nel senso che, se
    il legislatore qualifica una materia come “no-LEP”, i relativi trasferimenti non
    potranno riguardare funzioni che attengono a prestazioni concernenti i diritti
    civili e sociali;
  • l’individuazione, tramite compartecipazioni al gettito di tributi erariali, delle
    risorse destinate alle funzioni trasferite dovrà avvenire non sulla base della
    spesa storica, bensì prendendo a riferimento costi e fabbisogni standard e
    criteri di efficienza, liberando risorse da mantenere in capo allo Stato per la
    copertura delle spese che, nonostante la devoluzione, restano comunque a
    carico dello stesso;
  • la clausola di invarianza finanziaria richiede – oltre a quanto precisato al punto
    precedente – che, al momento della conclusione dell’intesa e
    dell’individuazione delle relative risorse, si tenga conto del quadro generale
    della finanza pubblica, degli andamenti del ciclo economico, del rispetto degli
    obblighi eurounitari.
    Spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti
    derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle ricorrenti, nel
    rispetto dei principi costituzionali, in modo da assicurare la piena funzionalità della
    legge.

Roma, 14 novembre 2024

Ho partecipato alla Cerimonia di avvicendamento del Comandante dell’Arma dei Carabinieri

Ho partecipato questa mattina alla Cerimonia di avvicendamento della carica di Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri. Si è tenuta presso la Caserma Salvo D’Acquisto, a Roma.

Ho salutato il Generale Teo Luzi con sentiti ringraziamenti per il suo servizio, svolto in questi anni, con dedizione e professionalità

Foto istituzionale del 25 febbraio 2022

E ho fatto gli auguri di buon lavoro al nuovo Comandate Salvatore Luongo per il prestigioso incarico che svolgerà sicuramente con grande senso di responsabilità e fedeltà al nostro Paese.

Erano presenti tutte le più alte cariche dello Stato e autorità, è intervenuto il Ministro della Difesa Crosetto.

Giornata solenne oggi per ricordare anche il sacrifico ed il servizio quotidiano di tutte le nostre forze dell’ordine e militari.

Auditorium Limbadi: al via un altro cantiere del “Cis Calabria – Svelare Bellezza”

Questa mattina, insieme al Sindaco Pantaleone Mercuri e alla comunità di Limbadi in provincia di Vibo Valentia, inaugureremo il cantiere di avvio dei lavori di riqualificazione di una ex palestra: diventerà un Auditorium Comunale che potrà ospitare eventi culturali, sportivi, religiosi e ricreativi.

Queste cerimonie di inaugurazione sono molto importanti, perché l’avvio dei lavori conferma l’utilizzo delle risorse stanziate dal “Cis Calabria – Svelare Bellezza”, in quanto – ATTENZIONE – il contratto che ha stanziato i finanziamenti scadrà entro il 2025. Ciò significa che tutti gli altri Comuni beneficiari dovranno appaltare i lavori entro la prossima estate. Altrimenti perderanno l’intero finanziamento.

Complimenti ai Sindaci, alle amministrazioni comunali e ai loro uffici che stanno raggiungendo questi importanti risultati per le proprie comunità. Sarebbe imperdonabile perdere queste risorse!

Sono felice che le risorse stanziate, durante il Governo Draghi, potranno concretamente essere utilizzate per migliorare la vivibilità e la qualità dei servizi della Calabria.

Ho lavorato moltissimo per portare a segno il programma di investimenti del Contratto di Sviluppo “Svelare Bellezza” durante il mio mandato da Sottosegretario di Stato per il Sud e la Coesione territoriale. Forza, non perdiamo questa opportunità di crescita e sviluppo del territorio calabrese!

Qui tutte le informazioni ed i comuni beneficiari di finanziamenti: https://www.dalilanesci.it/il-contratto-di-sviluppo-per-svelare-bellezza-in-calabria-lesperienza-di-governare/

Cultura Woke: il potere delle narrazioni identitarie (rivedi l’evento)

Guarda qui il video dell’evento: https://webtv.camera.it/evento/26805

Roma – Il termine “woke”, nato negli Stati Uniti, indicava originariamente una consapevolezza delle ingiustizie sociali. Oggi, è al centro del dibattito pubblico e politico, spesso associato alla cancel culture e visto come un atteggiamento ideologico quasi dogmatico. In Italia, il dibattito a riguardo è ancora in fase emergente.
La cultura woke alimenta posizioni ideologiche polarizzanti. A sinistra, viene vista come una
degenerazione della sinistra illiberale, mentre a destra, specialmente in ambiti populisti, viene adottata con un atteggiamento intollerante verso le questioni delle minoranze e dei diritti civili.
Il 5 Dicembre a Palazzo Montecitorio si è tenuto un dibattito sul tema: “Cultura woke, il
potere delle narrazioni identitarie”. I relatori Paola Concia, Marco Minniti, Giuseppe Fioroni e
Antonio Di Bella si sono confrontati nell’ambito dell’avviato ciclo di incontri “Pomeriggi Popolari a Montecitorio”, con apertura dei lavori e saluti istituzionali dell’On. Anna Ascani Vicepresidente della Camera dei Deputati.

Durante il convegno si è sviluppata una riflessione critica e un dialogo aperto; esplorando le narrazioni identitarie dell’ideologia woke che sta ridefinendo i concetti di identità e appartenenza in Occidente.

I relatori ne hanno discusso partendo dalla riflessione su alcuni esempi pratici delle ripercussioni della cultura woke: i
cambiamenti nel linguaggio e nei testi dell’Opera lirica, la mancata approvazione del DDL Zan, fino alla campagna elettorale delle presidenziali americane vinte di recente da Trump ed il tema della “paura” come sentimento veicolo per la manipolazione dell’opinione pubblica.
L’organizzazione degli eventi nasce da un’idea di Diego Antonio Nesci e Dalila Nesci, Già
Parlamentare e Sottosegretario di Stato del Governo Draghi, con l’obiettivo di sollecitare il dialogo e l’ascolto fra esperti, politici e persone cosiddette comuni sulle grandi questioni che riguardano il destino dell’Essere umano e del Pianeta Terra, dal clima alla tecnologia, dalla demografia alla geopolitica.


In un’epoca di pericolosa spoliticizzazione dei cittadini e fragilità inedite, il potere delle narrazioni identitarie gioca un ruolo importante nella formazione culturale dei giovani e nei possibili condizionamenti dell’opinione pubblica. Sarà utile, per tanto, stimolare una discussione costruttiva che possa arricchire il panorama culturale e politico del nostro Paese.

TUTTE LE INFO sugli eventi QUI: https://www.paroleguerriere.info/

Una tesi di laurea sul Cis “Svelare Bellezza”

Ieri pomeriggio sono stata all’Università LUMSA di Roma.

La cara Fatima Porcelli è ora dottoressa in Scienze della comunicazione d’impresa, marketing e digital media. Ha scritto una tesi  partendo dal caso di studio del “Cis Calabria – Svelare Bellezza”. In particolare ha approfondito l’attività di public affairs nel contratto istituzionale di sviluppo che è, appunto, un programma di investimenti dello Stato per la realizzazione di opere strategiche e funzionali allo sviluppo del territorio.

E’ entusiasmante poter ispirare i nostri giovani. Ciò, ci responsabilizza – ancor di più – a dover essere testimoni credibili, adulti affidabili e generosi.

Per questo, nelle mie attività pubbliche politiche e culturali, cerco sempre di coinvolgere studenti e giovani. Se ha senso credere nel futuro e alimentare la speranza è proprio per la grande fiducia che ripongo nelle giovani generazioni. 

Questi nostri giovani, quando hanno il nostro sostegno e gli strumenti adatti per crescere, sono mille volte più svegli di noi!

Dobbiamo insegnare loro ad avere il coraggio di scegliere, di fallire e poi di cambiare e ancora evolversi, per poter restare fedeli a stessi. La vita è un meraviglioso paradosso anche quando si soffre. 

Ringrazio Fatima anche per la bellissima dedica, leggete qui: