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L’intervista è stata pubblicata qui in occasione della mia adesione al Sindacato dei giornalisti Figec Cisal di Carlo Parisi https://www.giornalistitalia.it/dalila-nesci-con-figec-cisal-ne-avevamo-bisogno/
E’ un’intervista profonda, per la quale ringrazio la sensibilità di Pino Nano che, in questi lunghi anni, non si fermato all’apparenza e ai pregiudizi nei miei confronti. Leggendola capirete qualcosa in più di me e del mio impegno politico su tutto il territorio italiano e con a cuore il nostro Sud, la bella Calabria.
Vi riporto di seguito il TESTO INTEGRALE.
Dalila Nesci con Figec Cisal: “Ne avevamo bisogno”
Pino Nano – 19 Settembre 2023 Calabria, Comunicazione, Donne, Economia & Finanza, Europa, Lavoro & Previdenza, Le interviste di Giornalisti Italia, Legalità, Sindacato, Vite da Oscar
Dalila Nesci
ROMA – «In tutti questi anni mi sono occupata di tutela del risparmio privato, ho lottato contro l’usura bancaria, a favore dello scorrimento delle graduatorie delle Forze dell’Ordine, per una migliore gestione dei rifiuti in Calabria; ho contribuito a difendere le associazioni basate sul territorio, spesso minacciate dalla criminalità organizzata, e alla salvaguardia dell’ambiente, insieme alle tante espressioni della società civile calabrese.
Ho lottato, e continuo a farlo, perché il diritto alla salute in Calabria possa essere pienamente garantito ad ogni cittadino.
Ho ideato e finanziato con 227 milioni euro, per conto del Governo Draghi, il Cis Calabria – Svelare Bellezza».
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Non è facile raccontare una donna come Dalila Nesci, avvocato e giornalista calabrese, fino al 12 ottobre 2022 deputato e donna di Governo. È stata sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per il Sud e la Coesione territoriale, componente della Commissione Parlamentare Antimafia e della Commissione Affari Sociali e Sanità. Poi, nella XVII Legislatura, componente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, della Commissione Affari Sociali e Sanità, del Comitato Parlamentare per i procedimenti di accusa, della Giunta per le Autorizzazioni a procedere, vicepresidente della Commissione Politiche dell’UE.
A 26 anni entra in Parlamento e dieci anni dopo rimane una delle donne protagoniste della politica italiana. In Calabria lo è ancora di più.
«All’età di 26 anni sono stata eletta in Calabria parlamentare della Repubblica e portavoce del M5S. In quegli anni, ho ricoperto la carica di vicepresidente della XIV Commissione Politiche dell’Unione Europea e sono stata membro della XII Commissione Affari Sociali, della Commissione Parlamentare per l’indirizzo generale e vigilanza dei servizi radiotelevisivi, nel Comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa e nella Giunta per le autorizzazioni. Da allora, senza sosta, ho lavorato per il risanamento economico, culturale, politico e sanitario della mia terra, senza mai perdere di vista l’orizzonte nazionale».
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Dalila Nesci con Nicola Gratteri, già procuratore aggiunto di Reggio Calabria, procuratore di Catanzaro e neo procuratore generale del Tribunale di Napoli
– Nata a Tropea 37 anni fa, Dalila Nesci, laureata in Giurisprudenza all’Università Mediterranea di Reggio Calabria…
«Della mia terra custodisco le bellezze. Combatto, invece, contro abusi e apparati che causano dipendenza dalla politica e nuova emigrazione, quella dei più giovani. A partire dal 2009 mi sono attivata nel MeetUp di Reggio Calabria e ho curato la presentazione, nel Palazzo della Provincia di Reggio Calabria, della mostra “All’ombra dell’Unità d’Italia” con l’intento di approfondire la storia dell’unificazione nazionale e per il superamento della questione meridionale. Da parlamentare non ho mai taciuto sulla gestione mafiosa di sanità e ambiente in Calabria, depositando corrispondenti denunce in tutte le Procure.
Sono stata la promotrice, a Reggio Calabria, dell’iniziativa pubblica “La notte che spazza il sistema”, a seguito dell’uscita dell’ordinanza di custodia cautelare relativa all’operazione “Mammasantissima”».
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Un giorno, quando qualcuno scriverà la vera storia del Movimento Cinque Stelle, non potrà non raccontare anche la storia personale di questa “guerrigliera” piena di passione civile e di entusiasmo per la vita, che in Calabria ha profondamente segnato l’evoluzione, la crescita e la maturità del Movimento…
«Sono convinta che, solo facendo proprie le parole guerriere di pace, democrazia e rappresentatività, potremo organizzare azioni coerenti davvero evoluzionarie, che mirino, prima di tutto, a salvaguardare l’integrità della persona umana, nel quadro di una società, nazionale e di una nuova politica europea, più solida e coesa».
Una leonessa, protagonista di mille battaglie politiche importanti in tutto il Mezzogiorno d’Italia. Intelligenza viva, donna padrona del mondo e di se stessa, intellettuale vivace poliedrica e di grande fascino. A tratti aggressiva, a tratti dolcissima, come tutte le donne del Sud.
«Traendo spunto anche dall’attività del dott. Roberto Di Bella, ex presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria, volta a strappare i figli degli ‘ndranghetisti da un destino viceversa ineluttabile, ho presentato una proposta di legge intitolata “Liberi di Scegliere” che prevede l’introduzione di specifici provvedimenti per la protezione e l’assistenza dei minorenni in pericolo appartenenti a famiglie mafiose. Ritengo, infatti, doveroso introdurre misure a tutela dei minorenni che subiscono nel corso della vita un vero e proprio indottrinamento mafioso attraverso il quale, anche se non imputabili, vengono coinvolti in attività delittuose o subiscono violenze. Lo strumento normativo per cui mi sono battuta è molto chiaro: bisogna prevedere la decadenza o la limitazione della responsabilità genitoriale di coloro che appartengono ad organizzazioni malavitose di tipo mafioso allorquando si riscontri un concreto pregiudizio all’integrità psico-fisica dei minori».
Oggi Dalila Nesci non è più parlamentare. Lei ci sorride sopra, ma questo è il prezzo che si paga quando si fanno scelte di libertà e di indipendenza come la sua.
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«Ho percorso, solo in Calabria, circa 200 mila chilometri con la mia auto, ho donato alla collettività oltre 230mila euro della mia indennità e ho scritto più di tremila atti tra interrogazioni, esposti, emendamenti, diffide e note formali. Ho presentato, inoltre, diverse proposte di legge, tra cui una per istituire la Commissione Parlamentare d’inchiesta sui crimini bancari, oggi operativa; un’altra, chiamata “Elezioni Pulite”, approvata alla Camera, contro il voto di scambio e i brogli elettorali; una per indagare sulla sicurezza dei punti nascita, visto il numero di bambini e le madri morti di parto in Calabria; una per recuperare le centinaia di milioni di euro che la sanità calabrese deve ricevere dallo Stato».
Ma oggi lei non è più neanche parte del Movimento Cinque Stelle. Se n’è andata via sbattendo la porta insieme a Luigi Di Maio, e quando lasciò il Movimento sapeva benissimo che le avrebbero fatto pagare tutto questo. Ma lei, tosta come una roccia, non ha esitato un solo attimo a ribellarsi e lasciare, dopo la decisione di Giuseppe Conte di “picconare il Governo Draghi”.
Dalila Nesci a Montecitorio
Degna figlia della storica rupe di Tropea. Anima e roccia, pietra dura e magia dei tramonti lì di fronte.
Oggi per lei è una stagione di silenzio, una sorta di “anno sabbatico”, una pausa di riflessione, forse anche di studio e di analisi, per decisioni future di cui certamente sentiremo parlare molto presto. La cerchiamo proprio per questo.
– Buongiorno onorevole…
«Mi dai del lei? Siamo prima di tutto colleghi e non posso esimermi dal dichiarare grande stima per il tuo percorso professionale».
Dalila Nesci
– Intanto, ti ringrazio. Partiamo allora da un tema che ti è sempre stato molto caro, la libertà e il pluralismo dell’informazione. Da sempre ti batti per il pluralismo dell’informazione: ci credi ancora?
«In un mondo globalizzato che chiama l’umanità a decifrare e affrontare sfide nuove di portata planetaria, ne abbiamo di certo bisogno. Pluralismo in politica e di voci intellettuali. Le nostre comunità abbisognano di chiavi interpretative della realtà che cambia in modo repentino».
– Come nasce la tua passione per il giornalismo e a che condizioni accetteresti di farlo oggi?
«Sin da giovanissima ero curiosa di indagare la realtà del territorio calabrese dal punto di vista di giovane donna del Sud. Sono nata a Tropea e mi sono laureata in giurisprudenza a Reggio Calabria, fiera di poter creare valore nella mia regione. Ho sempre voluto dare un contributo al dibattito culturale e politico.
Confesso, per la prima volta, che non mi abbandona mai il sogno di vedere nascere una testata giornalistica calabrese di ispirazione cattolica, in cui poter lavorare, in team con giornalisti giovani e di esperienza, per raccontare il mondo del volontariato e dell’impegno nel sociale».
– Che ruolo credi possa ancora avere il giornalismo al servizio della Calabria?
«Il giornalismo non deve interpretare ruoli. Se commettiamo la leggerezza di degradare il giornalismo a “missioni” o interpretazioni del momento, si fanno danni enormi. Il giornalista può avere a disposizione, ad esempio, strumenti nuovi dati dalla modernità o essere esperto in determinati argomenti, ma la sua etica e professionalità sono la precondizione per esser definito tale. E aggiungo che, se da un lato, registro in Calabria, la carenza di confronti culturali e politici mediatici permanenti o comunque alternativi alla modalità e ai tempi delle tribuna elettorale, dall’altro lato, in qualità di politico, non posso dimenticare che la prima responsabilità, nella mancanza di consessi di dibattito plurale, è da imputare agli ambienti di partito che sono evanescenti».
– Credi che la narrazione della Calabria sui grandi giornali sia oggi quella giusta, o vada invece “rivista”?
«Per la sua storia millenaria, la Calabria non ha bisogno di essere narrata o sceneggiata, ma rappresentata. In molti contesti la Calabresità non emerge a dovere e spesso fatica ad incarnarsi in pensiero mediatico o in personalità capaci di divenire punto di riferimento consolidato per l’opinione pubblica. Il giornalismo dovrebbe raccontare con continuità, dalla Calabria, i suoi rappresentanti del mondo culturale, artistico, politico, imprenditoriale e giovanile, anche quelli emergenti, rinunciando – qualche volta – alla dinamica da hype. Purtroppo, negli ultimi 15 anni, ho vissuto, osservato e denunciato dinamiche poco professionali e coni d’ombra mediatici creati ad hoc, che rallentano il processo di emancipazione culturale delle nostre comunità calabresi».
– Da anni non fai che ripetere “guai a non credere nel pluralismo e nel ruolo dell’informazione”. Fino a un anno fa il giornalismo aveva il sindacato unico. Ora è nata la Figec Cisal a cui ti sei iscritta tra i primi volendo essere tra i soci fondatori. Immagino che ritieni tutto questo un valore aggiunto al dibattito in corso nel Paese e per il mondo del giornalismo italiano…
«Lo ritengo molto utile, ne avevamo bisogno! Mi sono iscritta alla Figec per rilanciare la mia partecipazione e attenzione al mondo del giornalismo che è in continua evoluzione. Sono pronta a mettere a disposizione il mio percorso di esperienza nelle relazioni istituzionali. Dobbiamo tutti unire le forze: la categoria dei giornalisti merita più garanzie e dignità nel lavoro».
– Come imagini il futuro della Figec Cisal?
«Fondamentale, ne avevamo bisogno! E spero possa essere, sempre, punto di riferimento per il mondo istituzionale a favore della categoria dei giornalisti, che merita più garanzie e dignità nel lavoro».
– Posso chiederti cosa farai da grande?
«Lo vedremo insieme. Lo prometto a tutti i colleghi della Figec e a tutti i lettori di Giornalisti Italia. Lo vedrete e lo vedrà la gente a cui ho dedicato i miei anni migliori e le mie passioni più forti. Guai a fermarsi, o peggio ancora, a vivere guardandosi indietro». (giornalistitalia.it)
Pino Nano